Ti hanno sempre detto che se ti guardi bene intorno e ti dai da fare, alla fine un lavoro lo trovi. Hai bussato tante porte, risposto a 10.000 annunci e inviato 100.000 curriculum, ma niente da fare. Non solo non trovi un lavoro qualsiasi, ma peggio ancora non trovi nessun lavoro. Oppure trovi un attività precaria e mal retribuita, dove ti possono mandare a casa da un momento all’altro. Ti senti un fallito, incapace di avere successo e ti vivi la situazione come fosse un problema personale. Ma ci sono delle cose che devi sapere, senza pensare oltremodo che tutto dipende da te. Le cause di questo vuoto occupazionale sono molteplici e tutte hanno contribuito, in modi diversi. Una su tutte la delocalizzazione delle industrie italiane, chiuse per essere riaperte da altre parti del mondo; ma ce ne se sono ben altre. Molto hanno pesato gli orrori sociali portati avanti dai vari governi; infatti le bugie nelle decisioni dei vari ministri sono tristemente all’ordine del giorno. In questa galleria degli orrori, ci danno bella mostra di sé scelte folli quali l’allungamento dell’età pensionabile, la possibilità di assumere con contratti “fantasma” senza alcun diritto di stabilità, il blocco delle assunzioni nel pubblico e la nuova tendenza a facilitare i licenziamenti di chi un lavoro ce l’ha, attaccando frontalmente l’articolo 18. In questo simpatico quadro, la situazione è destinata ad aggravarsi ulteriormente, vedremo più avanti il perché.
Politicamente siamo alla barzelletta: i politici vanno in televisione con proposte di peggioramento per tutti, dicendo che lo fanno per noi.
Mentre mentono sapendo mi mentire, ci stanno dicendo che faranno di tutto per “salvarci”, per migliorare la nostra vita.
In realtà, stanno facendo esattamente il contrario: peggioramento della qualità della vita, eliminazione di tutti i diritti fondamentali, riduzione di redditi e pensioni, inquinamento libero, povertà generalizzata, speculazione selvaggia, corruzione sfrenata… questi i risultati delle scelte politiche degli ultimi anni!
Ma insomma, chi comanda in questa casa..io voglio un lavoro!.
Ma chi ha deciso tutto questo? C’è una concentrazioni di soldi senza precedenti nella storia, ma la storia recente insegna che chi ha il potere economico spesso ha in mano anche quello politico. Chi detiene il potere finanziario controlla il governo italiano ed impone ai cittadini politiche di austerità. In sostanza, chi ha tutti i soldi in mano si preoccupa principalmente di moltiplicarli attraverso le speculazioni, piuttosto che con l’economia reale. Questo viene fatto attraverso la finanza, quindi chi ha i soldi in mano non ha più nessun bisogno di creare nuovi posti di lavoro. Al massimo ha bisogno di ridurli e lo sta facendo tutti i giorni. Oltretutto, l’informazione che riceviamo è da loro controllata e spesso manipolata ad arte perché niente cambi.
In ultima analisi bisogna riconoscere che questo è il vero significato della parola neoliberismo: pochi “liberi” di fare quello che vogliono con la vita degli altri. Pochi “liberi” di manipolare l’informazione a loro piacimento. Pochi “liberi” di possedere tutto, oggetti e persone, senza che lo stato intervenga a fermarli.
La filastrocca della crisi e della ripresa
Ci hanno massacrato promettendoci un paradiso che non arriverà mai. Venti anni fa i più importanti giornali titolavano, in prima pagina, che dietro l’angolo si vedeva la ripresa. Ma nessuno si è mai preso la briga di spiegare da un punto di vista strutturale da dove arriverebbe questa ripresa. Gli anni sono passati e ci parlano ancora di ripresa in vista, è giusto dietro l’angolo!
Intendiamoci la crisi c’è , nel senso che tagliano posti di lavoro, di fatto circolano sempre meno soldi…siamo ridotti con le pezze al culo, mentre la creazione di nuovi posti di lavoro ce la possiamo sognare la notte, perché giusto quello c’è rimasto da fare. L’agenda politica è incentrata sul pareggio di bilancio, i tagli e le tasse: da dove arriverà la crescita non è dato sapere. La verità è a questi signori l’uscita dalla crisi non interessa minimamente, anzi alcuni stanno traendo dei grandissimi vantaggi economici da quello che viene chiamata crisi, ma che in realtà è un gioco pilotato, dove alla fine il banco vincerà tutto.
Le vere cause della crisi
Se una cosa non funziona e non ti piace di solito si prova a cambiarla. Almeno, così mi insegnava mio nonno. C’è bisogno di cambiare profondamente le basi economiche di questa società, perché la crisi è il sintomo e non la causa del male profondo. Allora parliamo del male profondo, creato sicuramente da una cultura non-umana e violenta, ma che ha precisamente l’economia come canale espressivo. Una su tutte è una sproporzionata distribuzione della ricchezza prodotta, che sfugge dalle mani dei lavoratori finendo nel ciclo della speculazione finanziaria internazionale. Ma ve ne sono altre: i tassi bancari che sono nella sostanza usura legalizzata, lo sfruttamento e il possesso irrazionale delle materie prime, una cultura basata non sulla necessità ma sui desideri (consumismo), il fiorire dell’economia bellica a scapito di altri modelli di economia sostenibile, una concentrazione economica paurosa creata da un economia a carattere speculativo. Questa minoranza di finanzieri, di fatto al potere, promuove una democrazia formale che in realtà è una dittatura del denaro. Lo stato promuove leggi a loro favore, abbandonando i cittadini al loro destino.
Lo stato deve poter intervenire per garantire i diritti fondamentali
Lo stato a questo punto dovrebbe intervenire per ristabilire i diritti fondamentali, il punto centrale della discussione è in parte questo. E’ lo stato che deve garantire che la priorità siano i diritti dell’uomo, come paradigma fondante. Non può essere certo l’imprenditore che si fa carico in toto del diritto di vivere di un lavoratore. Comunque come vedremo più avanti, per fare una rivoluzione economica anche i proprietari di azienda saranno chiamati in causa. Si è detto una grande bugia dicendo che il lavoro precario avrebbe creato occupazione, ma è solo una sporca bugia. Il lavoro precario crea in realtà lavoratori senza alcun diritto, sotto pagati e licenziabili in qualunque momento. Quello che si deve iniziare a pensare, in ogni caso, è come garantire un reddito minimo di vita, quindi se un lavoratore non è occupato sarà lo stato a farsene carico attraverso un reddito minimo garantito. In questo senso, si potrebbe parlare di lavoro flessibile nel senso che se viene perso, per un periodo lo stato garantisce il salario fino alla prossima occupazione. Allora dovremo discutere l’altra questione: ma perché i lavoratori vengono licenziati? Perché le aziende chiudono i battenti per riaprirli in un altra parte del mondo? Perché un imprenditore al puro scopo di aumentare i suoi profitti personali, può licenziare a suo piacimento? Perché l’aumento di tecnologia che libera l’uomo da molti lavori, deve andare a vantaggio solo dei soliti noti?
Riconosciamo il valore di alcuni imprenditori che con il loro genio ed estro creativo hanno cambiato la società. Riconosciamo che grazie ad alcuni imprenditori, in alcune zone del mondo si è migliorato la vita di molti. Però adesso è giunto il momento di un profondo cambiamento: fino ad oggi si è detto al lavoratore il salario e all’imprenditore il profitto. È arrivato il momento di trasformare radicalmente questo rapporto assurdo.
Lavoratori e imprenditori, vittime di uno stesso sistema
Fino ad oggi, si è dato quasi per scontato che gli imprenditori sono sono nemici dei lavoratori. Ma soffiano venti nuovi nel sistema economico e molti iniziano a capire la falsità di questo ingiusto sistema:
“Nel Sistema Economico attuale, la concentrazione della ricchezza in poche mani, non solo emargina le popolazioni, nella misura in cui genera disoccupazione e povertà tra i lavoratori, ma demolisce anche gli imprenditori delle piccole e medie imprese, facendoli fallire sottomettendoli alle altalene del mercato gestito dai grandi, e facendoli indebitare a tassi usurai, con gli stessi grandi che gestiscono la Banca. Di conseguenza in questo momento è necessaria l’unione tra lavoratori e imprenditori, per opporsi a questo processo di concentrazione, cercando alternative che consentano loro di sopravvivere, mentre la società nel suo insieme cerca di risolvere la radice delle contraddizioni di questo sistema inumano che distrugge tutto.” (G. Sullings – Economia Mixta)
La partecipazione dei lavoratori alla direzione dell’azienda
Chi mette un capitale rischia dei soldi, è vero. È anche vero che in un mercato di prodotti molto complessi, solitamente un lavoratore è altamente specializzato. Quindi, se perde il lavoro ha il rischio di non trovarne uno uguale. In generale, il lavoratore rischia il proprio presente e futuro nell’azienda. Per evitare la chiusura delle aziende e i conseguenti licenziamenti di massa, si potrebbe permettere ai lavoratori la possibilità di partecipare alla direzione dell’azienda. Questa cogestione, eviterebbe che i profitti prendono la strada della speculazione, permettendo il rinvestimento e la diversificazione nell’azienda stessa. Inoltre, si deve permettere ai lavoratori di partecipare agli utili, così da poter divenire anche proprietari dell’azienda stessa. Se i lavoratori sono anche proprietari dell’azienda, quando un robot sostituisce un essere umano nel processo produttivo, bene quel lavoratore può continuare a partecipare agli utili e alla gestione dell’azienda stessa. È perfettamente logico che nella sostanza ci sia sempre meno bisogno di “lavoro”, inteso come attività di sopravvivenza. Siamo in un epoca storica il cui, invece, si può iniziare a ragionare sul sogno di liberare l’uomo dal lavoro. È sicuro, che questo non avverrà dalla sera alla mattina, per certo questo avverrà solamente nella misura in cui si cambiano le regole del gioco. E la partecipazione dei lavoratori alla direzione d’azienda è esattamente una proposta che cambia drasticamente le regole, verso un futuro di emancipazione per tutti.
Come troveremo facilmente il nostro posto di lavoro
Anche lo stato deve giocare un ruolo fondamentale, individuando le necessità delle persone per indirizzare le produzioni verso ciò che veramente serve. In questo senso la distanza tra pubblico e privato si assottiglierebbe, trattandosi di interessi convergenti. Siamo arrivati al punto centrale della questione: è evidente che bisogna cambiare le regole. Una democrazia economica deve basarsi sul pilastro della democrazia diretta e partecipata. In una democrazia di questo tipo i lavoratori decidono veramente sulla gestione delle aziende e degli utili di esse.
L’equazione è semplice: democrazia diretta per avere una democrazia economica. Ma approfondiremo questi vasti concetti in successivi post.
Ci stanno abituando alla disoccupazione con la scusa della crisi; oppure ci dicono che se hai lavoro ma non hai lo stipendio, non è un problema. Si vuole legalizzare la schiavitù, proclamandola come un grosso progresso umano. Al solito, sono soltanto bugie dalle gambe corte.
Quindi, la questione non è solamente come trovare un lavoro, come se fosse solo un problema personale. Anche la questione del “mercato del lavoro” è semplicemente ridicola, le persone non sono merci da usare a proprio piacimento. Quel che conta adesso è trovare un nuovo modello economico che metta i diritti fondamentali dell’uomo al centro di tutto.
Vincenzo Barbarulli
Coming from Athens, Greece, this article is not only moving and right to the point, but reflects the best way the feeling of “traveling on the same boat” all of us, working people, italians, greeks, europeans, people of the world.
More and more, our country, Greece is sinking into unemployment, low wages, loss of working rights for which we have been fighting for for decades…misery is in the air everywhere you go, on the faces of people, reflected in every aspect of their life
I hope and wish for the awakening of minds. Thank you for the great article
*(Although being capable of understanding italian writing, I have to apologise for having to reply in english.)
Buongiorno,mi fa piacere che ci sia qualcuno che come me abbia il coraggio di dire la verità su quello che sta accadendo a tante persone di questo paese e a padri di famiglia come me,che vivono con l incubo di non poter dare un futuro ai propri figli per colpa di questi manipolatori della finanza e politica.un grazie per il suo coraggio di esporsi che dovrebbe essere di tutti