Una città partecipata per una democrazia reale. Può sembrare solo uno slogan, in realtà è parte del programma che ha portato il primo cittadino e tutta la giunta di Milano sui rispettivi scranni. Come sempre avviene in politica, promettere cambiamenti sotto le elezioni è una cosa, realizzare i programmi è un’altra cosa. Inoltre, nulla possiamo fare per controllare il lavoro dell’eletto, né possiamo cambiare le loro decisioni; in pratica ricevono carta bianca e noi dobbiamo sperare che le cose vengono fatte bene.
Sin dalla sua nascita il Partito Umanista si è battuto su punti imprescindibili di un nuovo metodo di fare politica. Ovvero, i cittadini partecipano, i cittadini decidono, i cittadini devono essere consultati periodicamente, i cittadini possono destituire i politici eletti, se inadempienti. Facciamo un attimo una riflessione: perché un politico che è stato eletto dovrebbe cambiare delle leggi che gli danno un potere quasi assoluto (in particolare i parlamentari) a vantaggio delle persone comuni? Infatti, personalmente, non credo che lo farebbero mai. È ormai evidente che in Italia e anche in Europa, sta crescendo la voglia di partecipazione. Del resto chi meglio dei cittadini potrebbe sapere cosa vogliono i cittadini? L’idea attuale di affidarsi a ridicoli sondaggi, che dovrebbero esprimere ciò che si vuole e che si prestano per loro stessa natura a depistamenti, non è più credibile.
A livello comunale, dove l’eletto è più a contatto con il territorio, nella parte più sana (non sempre) delle politica italiana che sono le giunte comunali, si deve ricostruire un legame tra l’eletto e l’elettore. Allora, partiamo dal territorio, da dove viviamo, per riprenderci quel potere decisionale che proprio i partiti sono andati a togliere dalle mani della gente. I referendum possono essere uno strumento utile per rimettere l’ultima parola nelle nostre mani. Periodicamente si potrebbe anche sottoporre una giunta ad un controllo sulla realizzazione di un programma. E se un eletto sta agendo in maniera distante dal programma, senza combinare niente di buono o peggio agendo in maniera fraudolenta e corrotta, potrebbe essere spedito a casa. Questo sarà forse possibile domani. Oggi possiamo puntare ad avere dei referendum confermativi ed abrogativi al comune di Milano.
Sarà solo un sogno? Forse. La nostra idea è di portare una petizione con 1000 firme al comune di Milano. Il testo completo della petizione.
Aiutaci a rendere possibile questa riforma, aiutaci a raccogliere le firme! Ecco una breve sintesi:
PETIZIONE PER L’INTRODUZIONE NELLO STATUTO E NEL REGOLAMENTO DEL COMUNE DI MILANO DEL REFERENDUM DELIBERATIVO, CONFERMATIVO E ABROGATIVO SENZA QUORUM E DI AGEVOLAZIONI PER LA RACCOLTA DELLE FIRME
1.Modifica della tipologia consultativa
Chiediamo che siamo introdotti i referendum di tipo abrogativo, confermativo e deliberativo vincolanti per l’Amministrazione.
2.Maggiore accessibilità agli strumenti di decisione popolare
Quantità firme da raccogliere – Chiediamo che Il numero di firme che servono per ottenere il referendum abrogativo, confermativo e deliberativo corrisponda all’ 1,5% degli aventi diritto al voto, come già previsto dallo Statuto per i referendum consultivi.
Modalità di raccolta – La modalità di raccolta delle firme deve favorire la partecipazione. La raccolta deve avvenire liberamente basandosi sul principio di responsabilità dei cittadini. Chiediamo di estendere la facoltà di autenticazione delle firme anche a cittadini appositamente designati.
Tempi di raccolta delle firme adeguati – La raccolta delle firme deve avere a disposizione un tempo adeguato, affinché siano garantiti la diffusione dell’informazione ed un approfondito dibattito pubblico. Chiediamo che il tempo della raccolta delle firme sia di almeno otto mesi.
3.Eliminazione del quorum di partecipazione
Chiediamo l’eliminazione del quorum di partecipazione ai referendum.
L’abolizione del quorum stimola i cittadini a partecipare in modo consapevole e responsabile alle decisioni e impedisce agli oppositori di un dato quesito di fare campagna per la non partecipazione al voto, col fine di invalidare il referendum.
In Italia esistono già buoni esempi di Comuni che hanno abolito il quorum di partecipazione: Verano (BZ), Ortisei (BZ), La Val (BZ), Fiè (BZ), Villa Lagarina (TN), Lana (BZ), Varna (BZ) , Dobbiaco (BZ), Terento (BZ), Sassello (SV).
Bravi, pero’ avrei fatto un’iziativa di delibera popolare, piuttosto che una petizione.
In ogni caso è un ottima mossa quella che state facendo..in bocca al lupo e crepi la casta!