Cosa ci volevano indicare i Maya con la profezia dell’anno 2012? Davvero hanno predetto la fine del Mondo?
Cosa volevano veramente insegnarci i Maya con la premonizione della “fine del mondo”, usata come visione millenarista da molti, in realtà?
Forse indicavano la fine di una “civilizzazione planetaria” che era basata su di un sistema di valori, quella che alcuni chiamano l’età dell’Oro? O forse indicavano l’emergere di un’altra civiltà planetaria che in maniera silenziosa stava lentamente manifestandosi e sarebbe diventata manifesta e chiaramente riconoscibile con la fine del 2012?
Se questa seconda ipotesi fosse reale, dovremmo prendere in considerazione che un salto di civiltà sta per arrivare…
Ma perché non lo vediamo il salto, allora?
Forse questa “fine del mondo” ha che fare con il fatto che non vediamo un futuro, perché lo cerchiamo a partire dalla visione di questa civiltà decadente , che in effetti non ha futuro con la sua violenza, disumanizzazione, l’oggettificazione dell’essere umano, la sua visione denaro-centrica…. Quindi non è finita la vita del genere umano e nemmeno il suo processo evolutivo, al contrario si chiude un tappa, mentre emerge un’altra tappa nuova. A partire da questa nuova visione del mondo, forse, il futuro ci si aprirà di fronte a noi! Lasceremo indietro la Pre-Storia dell’umanità…verso una nuova civilizzazione che metta la vita delle persone al centro di tutto.
Ce ne parla di seguito Valerio Colombo che è promotore del gruppo di studio su nuovi modelli economico-sociali del Partito Umanista, ecco di seguito tutto il testo dell’intervento “Crisi Economica o di che Tipo?”, al Terzo Simposio Mondiale “Un Nuovo Umanesimo per una Nuova Civiltà”.
Questa presentazione sarà abbastanza “coraggiosa” – alla fine il titolo è: “Crisi Economica o di altro tipo?”
Cercheremo di fare alcune considerazioni sulle dinamiche storiche che hanno portato alla crisi attuale dal punto di vista economico, ma anche politico. D’altronde facendo parte del Partito Umanista non potevo non introdurre questo altro elemento nel discorso.
D’altronde stiamo parlando di fondare una Nuova Civiltà e vedremo che per farlo c’è sicuramente bisogno anche di un nuovo tipo di “politica”.
Premetto che sono considerazioni informali che non pretendono di avere particolare sistematicità. Cercherò di fare una carrellata, come se si trattasse di uno spot, poiché molti degli argomenti richiederebbero ben altro spazio per essere fondamentati e approfonditi.
Ci sono dei passaggi che so già essere particolarmente arditi e sono a disposizione per approfondirli con chi ne avesse voglia.
Quindi cercheremo di osservare quello che ha prodotto questa crisi, come “processo”, cercando di osservare il fenomeno dall’esterno.
Intanto, parlando di crisi, vediamo cosa vuol dire la parola crisi. Crisi vuol dire “momento che separa”: transizione tra un prima e un dopo.
Quindi quando si parla di crisi ci dovrebbero essere un prima e un dopo, uguali o diversi. Oggi invece si tende a parlare di una crisi, la cui soluzione sembra semplicemente essere il ristabilimento di un processo che si dà per scontato e che ha a che vedere con la crescita economica.
Si parla appunto della Crisi come se fosse “Economica”. Vediamo un attimo allora una definizione di “Economia” tratta dal saggio Introduzione all’Economia del Nuovo Umanesimo:
Della scienza dell’economia sono state date moltissime definizioni.
L’Economia può essere definita come la scienza che si occupa della maniera in cui si amministrano determinate limitate risorse al fine di arrivare a produrre beni e servizi e di distribuirli tra i membri di una determinata società affinché li consumano e godano.
Nel 1932 Lord Robbins dette dell’Economia una definizione che, da allora, è stata ampiamente utilizzata: “La scienza dell’Economia è lo studio del comportamento umano visto come relazione tra fini e mezzi, limitati e suscettibili di usi alternativi”.
Quindi l’economia è una scienza pratica, quasi tecnologica, che si deve occupare della distribuzione, dell’allocazione di risorse. Alcuni beni, per esempio quelli ambientali, sono limitati e l’economista si deve occupare di ottimizzare l’uso di questi beni per le necessità della comunità di cui si occupa. Questo è il suo scopo.
Quindi una crisi economica dovrebbe essere un momento in cui l’economia non riesce a soddisfare i bisogni primari a causa dell’acuirsi della scarsità di alcune risorse. Ed è proprio così che spesso viene fatta apparire la crisi “economica”.
Ora, è vero che è in corso un ipersfruttamento delle risorse del pianeta, ma è anche vero che molti studi dimostrano che in realtà in questo momento per la prima volta nella storia sarebbe sostenibile il sostentamento a un buon livello di tutti gli esseri umani viventi. Ovviamente organizzando le cose in un altro modo e cambiando alcuni aspetti dello stile di vita.
Quindi siamo del tutto sicuri che questa non è una crisi “Economica” in quanto le risorse sono addirittura più di prima.
Allora potrebbe essere una crisi… “Finanziaria”. Spesso di fronte alla confutazione degli aspetti direttamente Economici, ci viene spiegato che in effetti si tratta di una crisi finanziaria.
Ci viene detto che siamo in crisi perché non c’è abbastanza denaro disponibile per il finanziamento dell’economia reale.
Qui c’è un punto chiave: si parla di scarsità del denaro come se il denaro fosse una realtà assoluta. Come se il denaro fosse l’energia prodotta dalle centrali elettriche. Come se il denaro fosse la “benzina” dell’Economia.
In questo modo definendo la crisi finanziaria come una serie di eventi che portano ad avere scarsità di denaro e definendo il denaro come energia motrice dell’economia, di fatto si riporta la definizione di crisi finanziaria a un equivalente di crisi economica.
Di fatto , e qui facciamo un grande salto che chiedo di accettare, questa crisi deriva dal potere quasi illimitato dato alle istituzioni finanziarie internazionali, che in pratica hanno assorbito il potere economico attraverso meccanismi finanziari usati come strumento intenzionale. Un meccanismo attraverso cui si risucchia tutta la vera energia del sistema economico. Accentrandone il controllo.
È una vera e propria sorta di tirannia in cui attraverso la scusa della finanza tutto viene controllato.
Come dice Aldo Giannuli nel suo saggio “Uscire dalla crisi è possibile” esiste una sorta di nazione al di sopra degli stati che controlla tutto e che lui chiama “Riccolandia”, formata da pochissimi individui – meno dell’un percento totale.
Controllano tutte le risorse del pianeta, ma allo stesso tempo cercano di “coinvolgere” le popolazioni del cosiddetto mondo avanzato, facendoci credere che la situazione è colpa del nostro “vivere al di sopra delle nostre possibilità”. Non è così.
Hanno un potere veramente illimitato. Possono dire agli stati quello che devono fare usando gli strumenti della finanza (Spread e affini) come armi.
Ma qui non voglio entrare in discorsi da “teoria del complotto”: questo potere di fatto è concesso loro da una resa esplicita della politica.
Ecco alcuni esempi di questa resa:
- BRETTON WOODS: VINCE LA LIQUIDITA’, IL DOLLARO COME MONETA INTERNAZIONALE
Subito dopo la seconda guerra mondiale vince la fazione della liquidità: c’erano due fazioni. Keynes voleva in realtà applicare una sorta di clearing in cui a un certo punto i debiti venissero annullati a vicenda (cosa che tra l’altro fu poi fatta per un certo periodo nel contesto europeo con l’Unione Europea dei pagamenti che permise la ripresa nel dopoguerra). L’altra era quella della “liquidità” in cui un debito necessita di emissione di moneta e in cui deve esistere una moneta internazionale usata a questo scopo. Ovviamente vince la seconda fazione, imponendo il dollaro (convertibile in oro) come moneta internazionale più compatibile con gli interessi della finanza.
- 1971 FINE DELLA CONVERTIBILITA’ DEL DOLLARO IN ORO
Si trattò di un atto unilaterale deciso dal presidente Nixon e di fatto imposto al resto del mondo.
- INTERCONNESSIONE DEI MERCATI FINANZIARI (anni ‘80)
Prima le borse erano separate, e ogni stato in qualche modo le controllava. A un certo punto cominciano a interconnettersi: chi si occupa di questi temi chiama questo fenomeno il “Big Bang” perché lì nasce “l’Universo” della finanza mondiale.
- 1999 ABOLIZIONE DEL GLASS STEAGAL ACT (netta separazione tra attività bancaria tradizionale e attività bancaria di investimento)
Viene abolito negli USA ma poi leggi analoghe vengono proposte in tutto il resto del mondo.
Sono tutti atti politici di cessione di sovranità. In pratica sono i governi dei vari stati che dicono alla finanza che può sempre più fare ciò che vuole, senza più nessun limite.
La motivazione pseudoscientifica ma di fatto totalmente “ideologica” di tutto questo è che tanto il Mercato si sarebbe autoregolato portandoci al benessere e alla felicità per tutti.
Da tutto questo si potrebbe cominciare a dedurre che sia proprio annidata in questa cessione di sovranità la definizione corretta che stiamo cercando per la nostra crisi dal punto di vista economico-politico.
Ma già solo al citare la parola Stato, Governi o Politica in generale, si alzeranno gli scudi dei difensori del mercato che sventoleranno i debiti pubblici come causa reale di tutti i problemi attuali e come motivo per far fuori il potere degli stati politici…
Lo Stato e i politici che lo gestiscono vengono descritti come degli spendaccioni, per di più corrotti e a volte bungabunghisti, che hanno sperperato le risorse pubbliche spendendo al di sopra delle possibilità delle Nazioni e generando questi enormi debiti pubblici additati come causa ultima di tutti i mali.
Però a questo proposito bisogna fare molta attenzione: il debito pubblico infatti nasce insieme al concetto stesso di Stato Moderno.
L’Istituzione della Banca d’Inghilterra nel 16941 ha lo scopo di fornire al Re d’Inghilterra “Moneta di Potenza” per finanziare la guerra: il sovrano doveva fare la guerra ma allo stesso tempo non voleva mandare in recessione l’economia del paese. Aveva bisogno di soldi sia per la guerra che per l’economia interna. Allora si inventa una banca centrale privata in cui la banca presta i soldi direttamente al re per finanziare le azioni belliche. Debito garantito dalla “Sovranità” del Re. Allo stesso tempo utilizza la leva finanziaria per usare gli stessi titoli garantiti dal sovrano per prestare una quantità equivalente di denaro anche al sistema economico. Il denaro comincia ad auto-generarsi in base a una garanzia di sovranità.
Appare anche un nuovo elemento nella relazione Stato – Denaro: il Mercato. La struttura comincia ad essere Stato – Denaro – Mercato.
Inoltre in pratica si tratta di debiti che vengono contratti per non essere mai restituiti, proprio in virtù della sovranità del garante per il debito stesso.
Di fatto è un modello decisamente più avanzato di quello feudale, per esempio, in cui tutto era veramente del sovrano.
E infatti l’Inghilterra è stata la prima monarchia costituzionale e questo fatto è all’interno di un processo di “cessione di sovranità” da parte del sovrano: un processo di diffusione della sovranità per lo meno all’inizio verso le classi nobiliari più vicine…
Sarà proprio questo processo a portare alle democrazie moderne.
Possiamo vederlo sia come nato dal bisogno di fare la guerra sia come un passo verso la futura democratizzazione dello Stato.
Questo processo, poi, anche grazie alla Rivoluzione Francese, alla Rivoluzione Industriale, fa sì che tutto cominci a cambiare. Appaiono gli Stati Moderni (guarda caso tutti con un modello abbastanza simile di Banca Centrale) e arriviamo all’avvento dell’Economicismo (soprattutto con la rivoluzione Industriale).
Gli ultimi due secoli dopo la rivoluzione Industriale e l’instaurarsi del Capitalismo e della dialettica Capitalismo – Marxismo, portano a far sì che lo Stato Sovrano sia sempre meno centrale nella vita dei paesi e che sia sempre più predominante il capitale.
È Proprio un “Paradigma” così come lo era stato il Teocentrismo del Medioevo.
Arriviamo a un dominio totale dell’Economia come sistema: il mondo viene visto come un sistema economico. La dialettica tra Capitalismo e Marxismo è su chi debba detenere il controllo del capitale.
È un vero e proprio “Mito” che pervade una civiltà che nel frattempo si espande a livello globale con il colonialismo prima e con la globalizzazione poi, schiacciando di fatto altri modelli e trattati addirittura come “primitivi”.
Dentro questo processo che qui sto semplificando in modo veramente estremo, e me ne scuso, abbiamo una ciclicità con diversi momenti di crisi – per esempio agli inizi del ‘900 ci sono dei grandi momenti di crisi che nascono anche da grandi avanzamenti.
Si produce il positivismo, poi la crisi della scienza, poi la meccanica quantistica… un processo in cui la società occidentale si interconnette, si evolve… non è tanto male, potremmo definirlo un processo evolutivo, in cui però in alcuni momenti c’è una crisi del sistema economico… che viene risolta con le guerre. In particolare con le guerre mondiali.
D’altronde se ci ricordiamo che la Banca d’Inghilterra nasceva a scopi bellici, possiamo ritrovare in questo fatto una condizione d’origine piuttosto importante che si ripercuote nel corso dello svolgimento del processo.
Quando il sistema entrava in crisi tra il prima e il dopo c’era una guerra, sempre più globale. In genere nel dopo c’erano comunque grandi avanzamenti. Pensiamo appunto agli avanzamenti scientifici, culturali e sociali a cavallo delle guerre mondiali.
Dopo la seconda guerra mondiale appare la “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo” che mi pare un grande avanzamento. Appaiono le Socialdemocrazie avanzate con i Welfare States. Appare – per esempio – un progetto di Europa Unita basato su questi principi.
A un certo punto ci siamo trovati nel mondo delle Democrazie Avanzate e la maggior parte di noi è nata in quel mondo.
Oggi però quel mondo ci sta sembrando quasi una “menzogna” o nel migliore dei casi un’illusione. Ma forse occorre chiedersi se si sia trattato di una promessa che per qualche motivo non si è ancora potuta mantenere anche a causa delle dinamiche stesse del processo in corso.
Questo processo di spostamento della sovranità a partire dal monarca assoluto anche se per ora si è diretto di fatto verso il potere economico/finanziario ha prodotto la democratizzazione. Soprattutto ha prodotto nuovi “schemi di ideazione”, oltre alla rivoluzione scientifico/tecnologica che ha aumentato enormemente le risorse rendendo di fatto possibile un benessere sostenibile per tutti.
Però – e questo è l’ennesimo salto piuttosto ardito in questo discorso – ha prodotto anche una resistenza: i processi evolutivi incontrano sempre delle resistenze. A mio modo di vedere la resistenza in questo caso si manifesta in un gruppo di individui che di fronte a un processo generale di diffusione della sovranità verso la collettività umana, cercano di trovare nuovi modi, sempre più raffinati per continuare ad accentrarlo, se possibile ancor più di prima.
Ed ecco che riappare “Riccolandia”: un sovrastato ben descritto dagli esponenti della teoria del complotto.
La teoria del complotto però fa sembrare che sia tutto sotto controllo da parte di questi “burattinai”. Io invece li relegherei a una semplice “Resistenza della Storia”, pensando, da Umanista, che la direzione della Storia Umana vada davvero e inesorabilmente verso il superamento del Dolore e della Sofferenza.
Per cui cosa succede: a un certo punto non c’è più il Monarca Assoluto, ma una tendenza storica alla diffusione della sovranità ma c’è anche qualcuno che fa di tutto per riassorbire e riconcentrare questa diffusione cercando di sfruttare alcune caratteristiche iniziali del processo… In particolare le guerre sono state uno strumento che ha permesso loro di normalizzare la situazione a loro vantaggio quando le cose cominciavano a sfuggirgli di mano. Ed ecco che la sequenza di crisi può apparire come dei tentativi di avanzamento (pensiamo alla Belle Epoque dell’inizio del ‘900) che sono stati repressi appunto con le guerre ma non senza produrre comunque degli aspetti evolutivi ciclo dopo ciclo (nonostante la repressione).
Però oggi sembra che siamo arrivati a un punto in cui la guerra non sia fortunatamente più accettabile come strumento di repressione anche perché rischierebbe di distruggere completamente il sistema più che “normalizzarlo”. Ed ecco allora che appaiono nuovi tipi di conflitto non più esplicitamente bellico ma combattuti a colpi di “Spread”. La crisi “Finanziaria” potrebbe essere tranquillamente vista come attacco non “bellico” alle democrazie. Ti attacco con gli strumenti della finanza internazionale (Rating, Spread…) e ti conquisto perché alla fine riesco a deprezzarti e a “comprarti”. Il risultato è lo stesso.
Tornando al momento attuale e al tentativo di dare una definizione alla crisi attuale, possiamo a questo punto affermare che si tratta non di economia ma a tutti gli effetti di sovranità.
Per vedere questo occorre togliersi un velo dagli occhi: bisogna uscire dalla visione economicista del mondo in cui siamo nati: è come chiedere a un uomo del Medioevo di mettere in discussione l’esistenza stessa di Dio.
Quello che succede di solito in un mondo “economicista” è di pretendere che a risolvere la situazione debbano essere gli economisti.
Se tutto è economia sta agli economisti risolvere la situazione.
Invece probabilmente siamo arrivati a una crisi dell’economicismo come mito dell’economia come sistema di gestione del mondo.
Da questo punto di vista possiamo vedere il momento attuale come un momento critico di un processo che inizia alcuni secoli fa e che oggi è arrivato realmente ai suoi limiti.
Si tratta di una grande occasione ma anche del rischio che le cose possano andare piuttosto male per un bel po’ di tempo… dovendo aspettare il ciclo successivo per produrre l’evoluzione.
Oppure si potrebbe produrre una grande trasformazione: ma per produrla occorre uscire dal paradigma attuale.
E come si può fare? Attraverso un nuovo modo integrale di vedere la realtà.
Se non si cambia il modo integrale di vedere la realtà anche se sorgessero nuovi modelli economici questi non si potrebbero esprimere.
In questo caso ovviamente stiamo vedendo la realtà dal punto di vista economico-politico e quindi dal punto di vista della “Sovranità” come punto di controllo dell’organizzazione sociale.
Il nuovo ingrediente che potrebbe aiutare nel costruire una nuova realtà da questo punto di vista si chiama “democrazia reale”.
Ultimamente si parla molto di democrazia diretta ed è molto interessante che succeda, il problema è che a volte la cosa viene un po’ banalizzata… quasi come se fossimo tutti in un grande parlamento dovendo decidere tutti su tutto… facendola diventare un’immagine un po’ ingestibile.
È interessante però che queste immagini appaiano perché ci si sta ponendo il problema del mantenere quelle promesse che non sono state finora mantenute perché, di fatto, nelle democrazie rappresentative il rappresentante è eletto dal popolo ma deve rispondere al potere economico. E questo è sempre stato il problema di tutte le democrazie rappresentative.
Come facciamo a fare una democrazia reale.
Come Partito Umanista abbiamo ideato una proposta2 (Stato Coordinatore) altamente decentrato, super partecipato, che deve controllare direttamente i servizi essenziali della comunità (Educazione che è la priorità numero uno, Sanità…).
Ma se la proponiamo dall’alto, pur cercando di essere studiosi illuminati e umanisti, non può funzionare perché in qualche modo si rimane in un paradigma che deriva da quello della monarchia. In ogni caso qualcuno impone dall’alto qualcosa agli altri.
Sembrerebbe che per cambiare davvero paradigma occorra partire dall’esperienza diretta di ogni essere umano: per quanto buona possa essere la mia proposta se la propongo dall’alto non può funzionare. Questo sì che è un grande cambio.
Richiede molte cose.
Innanzitutto non si tratta più di fare uno sforzo individuale da Statisti, ma di promuovere un cambio di punto di vista nel popolo.
Tutti dobbiamo essere sovrani. Il sovrano ha sempre pagato a livello personale il fatto di esserlo: ci sono sempre stati molti privilegi ma anche molti doveri.
Dobbiamo cominciare tutti a metterci in quest’ottica domandandoci: “ma se io fossi il sovrano cosa dovrei studiare? Come dovrei pensare?”
Perché se delego ad altri non mi metto a pensare di certe cose… Se penso di dover essere sovrano comincio a preoccuparmi e ad occuparmi di queste cose. E anche a relazionarmi con altri rispetto a queste cose.
Questo va a costituire un cambio di modello. Deve diventare la nuova occupazione principale di tutti in un momento storico in cui la tecnologia rende sempre meno necessario il lavoro.
Le forme possono e devono essere diverse: il decentramento lo permette. Ma ci vogliono alcuni capisaldi di fondamento della civiltà nuova che si andrebbe a costituire così, come per esempio il rifiuto della violenza.
In definitiva quello che stiamo proponendo è di sforzarci insieme per raggiungere un nuovo livello umano.
Da dove iniziare? Dal tema del tempo.
La crisi attuale è anche una crisi della temporalità umana in cui il passato (la storia) e il futuro (l’intenzione) che determinano la coscienza umana sono appiattite in modo violento su un presente piuttosto oppressivo.
Il primo passo concreto e pratico è sforzarci di superare la cortina grigia che appare oggi pensando oggi al futuro che ci è stato tolto cercando di immaginarci veramente come vogliamo vivere noi e come vogliamo che vivano i nostri discendenti. Sforzarci di allenare il tempo futuro in una direzione che ci paia interessante.
Chiediamoci veramente “come vogliamo vivere, in che condizioni”.
note:
- A questo proposito consiglio di leggere il capitolo XI (p. 223 e seguenti) di “Fine della Finanza” di Amato e Fantacci.
- In particolare in “Economia Mixta mas alla del Capitalismo” di Guillermo Sullings e in “La fine della Preistoria” di Thomas Hirsch.
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