Si parla dei costi della politica e di eliminare i costi inutili. Esistono ancora dei dinosauri in parlamento. Non a torto si attacca “la casta”. Lo si dice, addossandogli la colpa di questa recessione, unitamente ad una profonda crisi culturale e di costumi. E fin qui il discorso non fa una grinza: le responsabilità ci sono. Eccome se ci sono. Su questo punto voglio essere lapidario: i privilegi vanno solo eliminati.
Contemporaneamente, il vero potere ci sta facendo credere che il primo livello di potere, i politici, siano anche gli unici responsabili. Ma le cause della “guerra economica” che stiamo vivendo sono nascoste nell’ombra. Il main stream ha definito questo attacco all’economia reale con il titolo di crisi economica. In realtà sostengo io, accompagnato in questa ipotesi da eminenti economisti, che di “guerra economica” trattasi.
Alcuni associano i tagli al sistema democratico come soluzione alla “crisi” (guerra economica) , ovviamente usano la parola “tagli ai costi della politica” perché vogliono nascondere una diminuzione del livello di democrazia. Infatti, è più funzionale demonizzare la politica ed il sistema democratico; un pò come quando usano la parola “missione di pace” per fare la guerra. Ovvero, per avere più democrazia, dobbiamo rinunciare parzialmente alla rappresentatività. Alla faccia della democrazia diretta.
Spero di essere stato chiaro: ci stanno prendendo in giro. Ci vogliono depistare dai veri responsabili che sono i banchieri e finanzieri. Banale? Non direi. Lo spiegherò, ma devo entrare nei dettagli e spero che avrete la pazienza di leggere. Del resto, l’unica arma che ci resta è di cercare di capire come stanno le cose. E in questo, almeno, sono in buona compagnia.
La verità inizia ad emergere. Per esempio, cito il grafico pubblicato da ByoBlu
E’ evidente come il costo della banchitocrazia , nel grafico la voce “ce lo chiede l’Europa” (che nel grafico sono i rettangoli con l’etichetta “Fiscal Compact” e “Fondo Salva Stati”), sia enormemente più grande del costo della democrazia. Tenete presente che non stiamo calcolando che il debito pubblico, ma sopratutto gli interessi sul debito che sono maturati grazie all’ingerenza della finanza sul ministero del tesoro a partire dal 1981 con il divorzio tra Tesoro e Banca d’Italia.
Non dimentichiamo che la democrazia è come l’acqua e l’aria che respiriamo, non è un costo è una risorsa necessaria. Ovviamente la banchitocrazia ha inquinato quest’aria chiamata democrazia ed ci chiede di non prendercela con chi inquina, ma ci chiede di toglierci l’aria… Invece dovremmo prima togliere la possibilità alla banchitocrazia (potere delle banche) di inquinare la democrazia e contemporaneamente tendere alla democrazia reale.
Allora si sentono le parole “dimezziamo il numero dei parlamentari”, “accorpiamo i comuni piccoli”, “togliamo le province”. Il tutto viene sdoganato con la scusa che serve per risolvere un “problema economico”, anzi il problema diventa il fatto stesso che ci sia questa organizzazione dello Stato e della democrazia. Certo, bisogna almeno riconoscere che il vero potere ha lavorato molto bene.
Altro argomento dei bankimedia (media delle banche): il debito pubblico è il problema e che è stato causato dalla politica. Si guardano bene di dire che il debito è stato causato dalla finanza speculativa, dalla “banchitocrazia”, grazie alla sempre maggiore ingerenza ed infiltrazione delle banche nella politica, comprando i politici o inserendo uomini che lavorano per le banche in cariche importanti dello Stato. Moltissime scelte fatte, sono figlie dell’ingerenza della “banchitocrazia”. A partire dal divorzio tra ministero del tesoro e banca d’Italia, dall’abrogazione della legge che teneva separate banche d’affari da banche commerciali, dalla svendita delle aziende di Stato, all’esperienza fallimentare dello SME e poi della successiva riedizione in chiave peggiorata dell’Euro.
Diminuendo il numero di parlamentari in pratica si tende maggiormente verso un’oligarchia, dove diventa sempre più difficile per il popolo avere dei rappresentanti eletti senza l’appoggio finanziario della finanza che decide quindi chi candidare e cosa deve fare.
Tutte queste “soluzioni” che ci propongono i bankimedia ce le hanno ripetute talmente tante volte che “le ripetiamo anche noi”. Oramai le associamo irrazionalmente come delle risposte al disagio che viviamo.
Voglio farvi una proposta.
Iniziamo a riflettere su queste “soluzioni” che ci propongono…
Iniziamo ad usare parole proibite che però hanno il potere di aprire la mente a nuove soluzioni ( che i bankimedia non vorrebbero)
A livello di sistema elettorale serve togliere ogni sbarramento, serve un proporzionale puro, dove ognuno vota con preferenza, ognuno elegge direttamente il deputato o senatore, se proprio si dovesse fare un premio sarebbe quello di minoranza per rappresentare in parlamento anche le minoranze.
Per tendere alla democrazia diretta bisogna coraggiosamente proporre di diminuire il rapporto tra numero di elettori per eletto, per fare in modo che gli elettori possano candidarsi ed essere eletti. Nella situazione ideale, tendere al principio per cui ogni elettore diventi un vero sovrano che decide su tutte le questioni importanti, in quel caso il rapporto ideale è ad ogni eletto un elettore, magari se stesso. Ad oggi il rapporto approssimativamente è di 40.000.000 di elettori per 630 eletti, un eletto ogni 63492 elettori; se venisse dimezzato il numero di parlamentari il rapporto peggiorerebbe 1 a 127.000. Sarebbe quasi come se in Islanda avessero un dittatore, quindi si sta ventilando un netto allontanamento rispetto al cammino della democrazia diretta. Nonostante questo si proclama l’arrivo di una democrazia diretta.
Se i parlamentari fossero 1260 , riusciremmo ad avere un rapporto uno a 31750 elettori, ancora scarsino come grado di rappresentatività! Bisognerebbe allora aumentare il potere ai comuni e nei comuni più grandi trasformare le loro circoscrizioni in veri e propri comuni, con consiglieri con pieni poteri.
Per esempio a Milano ci sono 48 consiglieri per circa 950000 votanti, ovvero un rapporto uno a 19791, mentre se si tornasse alle 20 zone ( ora 9) trasformate in Comuni si avrebbero per comune mediamente 50.000 votanti e ipotizzando 35 consiglieri si arriverebbe ad rapporto di circa un consigliere ogni 1400 abitanti e questa nuova situazione inizierebbe a possedere un livello di rappresentatività già decente.
Quindi serve ampliare il numero di deputati e senatori , oltre che aumentare i poteri ai comuni e decentrare il potere nei comuni più grandi, questo permette di diminuire la distanza tra eletto ed elettore, di modo che ci siano più possibilità per essere eletti e rappresentare le minoranze od un settore della popolazione (ovviamente verrebbero diminuiti drasticamente i compensi di modo che divenga necessariamente un costo aggiuntivo).
Sarebbe bello anche rendere legge la proposta di legge sulla “responsabilità politica” degli eletti, consegnata nel 1999 dal Partito Umanista.
Sarebbe bello cestinare l’ideologia del bipolarismo che ha limitato enormemente la possibilità per la popolazione di essere e sentirsi rappresentata ed ha limitato la governabiltà, rendendo gli scarti tra i grandi partiti causa di instabilità. Infatti oggi i grandi partiti dipendono in questo modo da un partito minore che diventa indispensabile. Invece, togliendo lo sbarramento ci sarebbero molti partiti medio e piccoli, ogni partito peserebbe meno rispetto allo sbilanciamento della fiducia verso una maggioranza, quindi ogni singolo partito può essere sia meno ricattatore che ricattabile e quindi la governabilità è più fluida e si auto-regola maggiormente. Si ragionerebbe finalmente sulle proposte e non sulle casacche e sulle squadre.
Il finanziamento ai partiti deve trasformarsi in supporto alla democrazia, ovvero tutti i partiti devono avere la possibilità di avere sedi per accogliere la popolazione, spazi di diffusione ed informazione e altre infrastrutture per poter mettere a conoscenza la popolazione delle proprie proposte e per agire concretamente sul territorio. Certamente sarà da implementare una certa proporzionalità in base ai voti presi. Comunque, garantendo parità di condizioni per potere partecipare alla vita politica e alle elezioni a tutti le forze che rispettano i principi base della dichiarazione dei diritti dell’uomo e della costituzione italiana.
Serve togliere il quorum, introdurre i referendum abrogativi, propositivi e vincolanti.
Come già anticipato serve decentrare ulteriormente il potere nei Comuni grandi , le circoscrizioni devono diventare Comuni autonomi a tutti gli effetti, per diminuire il rapporto tra numero di elettori per eletto, di modo da aumentare il grado rappresentatività e democrazia e la capillarità ed efficienza dei servizi. I comuni piccoli devono essere supportati maggiormente sia dallo Stato che dalla Regione, perchè abbiano delle proprie strutture sociali, sanitarie ed educative decentrate, questo aumenterà l’efficienza della sanità, dell’educazione dei servizi sociali , grazie ad un maggiore decentramento e capillarità dei servizi.
Ovviamente va “stracciato il patto di stabilità” mentre i cittadini vigileranno sulle spese e le scelte delle giunte grazie alla verifica periodica dell’operato dei consiglieri , oltre ad un numero minore di elettori per eletto, a referendum vincolanti e propositivi ed i bilanci partecipati.
Il decentramento del potere, la maggiore rappresentatività, la diminuzione del numeri di elettori per eletti è un investimento fondamentale per aumentare il livello di democrazia e quindi l’efficienza dello stato sociale del Paese. Il livello di democrazia salirà mano a mano che inizierà anche a funzionare nelle aziende, negli ospedali, nelle scuole, dove i lavoratori , gli utenti avranno potere di decisione sulla direzione delle strutture in questione.
Va stracciato il fiscal compact per ridare il potere allo Stato di investire per l’economia, la salute, l’educazione e la qualità della vita dei propri cittadini e vanno stracciati tutti i trattati dell’Unione Europea a partire dal Trattato di Maastricht come indicato dalla proposta del Partito Umanista.
Come potete vedere in queste proposte, la parola chiave non è austerità. Al contrario, parlo di investire per il presente, per il futuro e per le comunità. Sarà forse un caso? Però, se vogliamo passare ad una democrazia diretta dovremo almeno studiare gli esperti in materia e capire cosa sia e come funzioni un tale sistema. Altrimenti vince chi urla di più; ricordate che il vero potere ha un megafono formato monte Everest.