Analizzando le caratteristiche e le conseguenze di quella che viene chiamata crisi in questo momento storico in Europa, la si può paragonare ad uno stato di guerra.
Come indicano i dati della stessa CGIL nel documento del Piano Lavoro del Gennaio 2013, la situazione lavorativa italiana è paragonabile a quella del dopo-guerra.
Nel dopo-guerra (anni ’40 e ’50) c’era però la consapevolezza di avere subito una guerra, allora il nemico era ben identificabile ed anche le armi usate , per questo motivo terminata la guerra si poté ritrattare gli accordi e si fecero dei negoziati, ecc… Si sapeva che non era stata una fatalità, una carestia, un terremoto devastante a distruggere tutto, era stata l’opera umana, di conseguenza come minimo “per riparare” le nefandezze fatte bisognava per lo meno iniziare a collaborare, tra le parti in causa, per la “ricostruzione”.
Visto lo scenario post-bellico della nostra economia direi che è arrivato il momento per prendere posizioni chiare, contro chi siamo in guerra ed avviare un processo di “ricostruzione”, magari usando altri “materiali”.
Il nemico che attacca gli Stati è la finanza internazionale.
Se però la gente continua a percepire ciò che accade come una crisi legata alla classe politica, non si riesce ad affrontare e superare il vero problema.
Giusto per menzionare una tra le “battaglie” in corso, prendiamo il caso degli interessi sul debito pubblico annuale che ci costano quasi quanto la spesa corrente del sistema sanitario nazionale; parliamo di circa 110 miliardi di Euro all’anno , ricordando anche che stiamo regalando alle banche altri 40-50 miliardi per diminuire il cosiddetto “debito pubblico”. La finanza internazionale ha fatto di tutto per farci indebitare con loro , ed infatti già non riusciamo neanche a pagare gli interessi esponenziali sul debito, proprio quando avremmo bisogno di destinare forti dosi di liquidità all’economia reale . Ci dilapideranno con altri 40-50 miliardi per ogni anno , che daremo alle banche d’affari, grazie al fiscal compact, che ci impegnerà per i prossimi 20 anni….(l’economia reale morirà molto prima)
Chi è che decide lo Stato, il Paese, il popolo? Chi è il sovrano?
Decidono invece i pochi grandi azionisti di queste banche d’affari internazionali che ci obbligano a farlo, con tutti i meccanismi che hanno creato in questi anni, vedi il MES.
I media sia ufficiali che quelli web apparentemente alternativi, con i loro rispettivi formatori di opinione e leader, cercano di indurre la gente a credere che il problema sia la politica.
Come mostrano i dati, i soggetti che incassano gli interessi che paghiamo sul debito esterno sono i gruppi finanziari che sin dagli anni ottanta hanno sempre avuto i loro uomini nelle istituzioni italiane ed europee, in ruoli chiave economici e governativi sia nel centro-sinistra che nel centro-destra e non mi stupirebbe scoprire tra qualche anno che in qualche modo hanno facilitato la visibilità dei partiti anti-sistema che oggi hanno visibilità, per incanalare in maniera innocua il malcontento.
Assimilare la crisi dell’Europa alla crisi del Mondo è un errore….. questo ci succede perché siamo euro-centrici. Non sta crollando tutto il sistema! ( per sistema intendiamo la cultura in cui siamo immersi che mette al centro il denaro e il potere e il prestigio e come metodologia le diverse forme di violenza)
Piuttosto in tutto il mondo il modello terzomondista sia sta affermando, ovvero pochi ricchi, e la maggioranza tenuta “livellata” con pochi diritti, anche i cittadini Statunitensi ne sono toccati. Non c’è crisi di sistema, anzi il sistema si sta rafforzando! Maggiori approfondimenti si trovano nel post sul “fascismo monetario”. Quindi inutile avere la posizione attendista: “aspetto che crolli il sistema”, perché è il sistema che sta avanzando.
Quello che viene chiamata crisi è un attacco speculativo che ha attaccato alcuni paesi dell’ Europa, i cosiddetti paesi “cicala”. Questa favoletta dei “Paesi cicala” è molto potente tant’è vero che poi la gente associa questa cosa al mangia mangia della classe politica e questa disinformazione sposta l’attenzione dai veri responsabili, togliendo dall’orizzonte le possibili via d’uscita.
L’Italia grazie al suo peso economico ha in mano un forte potere di “ricatto” (vedi articolo su voci dalla Germania) rispetto alla commissione europea, (che è il potentato dell’Unione Europea) per ridiscutere i trattati e mettere delle condizioni per un’ Europa per il bene comune, federale e democratica. Bisogna ricordarsi che siamo ancora la terza economia produttiva dell’area Euro, con un’economia reale molto forte, che però stanno distruggendo. Prima dell’Euro, l’Italia stava “rischiando” di diventare più competitiva della Germania e della Francia.
La pressione del popolo deve far sì che i popoli chiedano una ridefinizione dei trattati , appropriandosi del diritto di voto.
Ritornare alla sovranità monetaria degli Stati o delle Federazioni di Stati è fondamentale perché lo Stato abbia il potere di occuparsi dei servizi sociali , dei diritti umani e della qualità della vita dei propri cittadini. Se è assodato che in ambito europeo non ci sia alcuna intenzione di dare la sovranità monetaria e politica agli Stati o alla Federazione di Stati, lasciando tale potere fondamentale in mano a soggetti di fatto privati e non soggetti a controllo democratico, ovvero la BCE, se ne evince che ogni Stato dovrà ridare il potere al suoi cittadini, togliendolo alle commissione europea e utilizzando una propria moneta.
Ovviamente gli attacchi speculativi esistevano anche prima dell’unione monetaria euro, ma la sovranità monetaria era uno strumento di difesa che dava un certo potere allo Stato e alla collettività, rispetto ai gruppi privati finanziari.
Intanto la nostra economia reale è in grave pericolo e bisogna pretendere dei piani di emergenza tipo post-guerra ma la cui agenda non sia dettata dai soliti.
La stessa CGIL, non certo il sindacato più radicale in circolazione, ha elaborato un piano di emergenza per il lavoro, riconoscendo il contesto paragonabile al primo dopo-guerra. Non vediamo piani di emergenza da parte di chi è al Parlamento, abbiamo sentito di piani e di soluzioni vecchie,ritrite e fallimentari di ispirazione neo-liberista , che creano ancora maggior disastro ed incertezza… vedrete ritorneranno proponendoci la malattia stessa come ricetta risolutiva … si ma per morire… ( un po’ come il dottore conservatore nel film Cloud Atlas che avvelena il suo paziente per impossessarsi del bottino)
Anche noi abbiamo fatto qualche proposta di piani di emergenza che pubblicheremo in un prossimo post.
Questo testo è un rielaborato del materiale prodotto il 26 Gennaio 2013 dall’equipe del Partito Umanista che si occupa di studiare nuovi modelli socio-economici. Da questa porzione di materiale e dai prossimi che pubblicheremo è stato prodotto a Febbraio 2013 la posizione del Partito Umanista rispetto all’Unione Europea ed all’Euro.
5 thoughts on “Non è Crisi… è Guerra Economica! Quando inizia la Ricostruzione?”