Come anticipato in questo blog il 25/26 Ottobre abbiamo partecipato al Convegno Euro, mercati, democrazia 2013 – Come uscire dall’euro
Nello stile di questo blog, oltre a promuovere iniziative affini a noi o da noi organizzate, pubblichiamo, anche se frammentariamente, appunti e rielaborazioni fatte dei discorsi dei relatori presenti nei convegni a cui partecipiamo. Se altri presenti a questo convegno ci vogliono aiutare a correggere e completare questi appunti ne saremo sentitamente grati.
Appunti del discorso dell’economista Portoghese Joao Ferreira do Amaral ( Instituto Superior de Economia e Gestao, Lisbona) che in Portogallo ha scritto il Libro: “Perché uscire dall’Euro”.
Il tasso di cambio è l’unico sistema di difesa per reagire a shock economici esteri. In passato c’erano restrizioni nello scambio di merci. Ne consegue che c’è stato un aumento della concorrenza, per migliorare di nuovo le esportazioni bisogna svalutare la moneta. Economia portoghese ha un debito estero molto alto.
Le politiche tributarie sono insufficienti senza la possibilità di emettere moneta perché sono meno influenti della gestione del flusso monetario.
Nessuno Stato può sopravvivere se la sua capacità di finanziarsi è come quella di un azienda o di una famiglia. Lo Stato non può smettere di erogare servizi perché non riesce a finanziarsi. Lo Stato non può garantire il suo funzionamento, senza la gestione della propria valuta.
In Germania, arrivano moltissimi sussidi dal governo e sono arrivati anche dalla Comunità Europea, ci sono disuguaglianze tra che abita nella ex Germania dell’Est e quella dell’Ovest.
Il Portogallo fece una politica di convergenza per rientrare nella Zona Euro. Il Portogallo ha molti prodotti che non possono essere più commerciabili perché la valuta che ha adottato ha reso non commerciabili i propri prodotti.
La produzione si é spostata da beni che erano commerciabili e sono diventati beni non commerciabili per le esportazioni, per cui l’economia si é spostata verso beni non esportabili, come la costruzioni di abitazioni.
Dai primi anni ’90 fino al 2008 produzione di beni commerciabili nel mercato europeo, si é ridotta del 9%, con una rapida de-industrializzazione.
L’ampliamento dell’unione europea, ovvero l’aumento della globalizzazione, ha peggiorato le condizioni.
I tassi di interessi molto bassi hanno stimolato la domanda interna, in particolare di immobili.
Il debito delle famiglie per la casa era del 20% prima dell’euro, con l’esperienza euro l’indebitamento delle famiglie è passato al 120%. Questo ha causato una minore domanda interna dato che buona parte dell’entrate delle famiglie vanno ora a ripagare il debito ed interessi per i mutui.
[ndr: il dato del 9% nel periodo 2001-2008 è da verificare, potrebbe essere un errore di chi ha scritto gli appunti] Dal 2001-2008 il deficit era al 9% del Pil, che è cresciuto e per finanziarlo hanno creato maggiore debito. Il debito totale (tra privato e pubblico) è il 300% del Pil, senza calcolare l’export.
Prima della crisi ci fu una stagnazione del Pil.
I debito pubblico ora é il 124% del Pil, aumento dell’impoverimento giá prima della crisi, che é aumentato con la crisi, la disoccupazione al 17,4%
Che cosa si deve fare?
Una pretesa soluzione: la politica di austerity , il Portogallo è nelle mani della Troika dal 2011, sotto un programma molto duro di austerità, che non ha ridotto il debito pubblico.
La disoccupazione è passata dal 11% al 17 %, il Portogallo ha perso il 7% del PIL, sono state ridotte le pensioni.
Il rapporto deficit/PIL nonostante sia rimasto sempre al 5%, anche con la politica di austerità, non ha aiutato il Portogallo , anzi con l’austerity il debito pubblico è passato dal 100% al 124%
Perché l’austerità non funziona:
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Debito estero, debito pubblico: La politica di austerità ha preteso di ridurre ambe due,ma ciò non è possibile. Perché se i redditi diminuiscono, diminuiscono le importazioni, aumenta la disoccupazione e diminuisce il gettito dello Stato e quindi si riducono i sussidi, i fondi dello Stato si riducono.
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Il debito estero con l’austerità diminuisce, ma aumenta il debito pubblico. Gli investimenti sono scesi del 40%, senza investimenti non possiamo riformare la struttura economica, non possiamo andare alla radice del problema.
La soluzione è uscire dall’Euro
La valuta dello Stato serve per finanziarlo, permette di fare incentivi per la produzione di beni scambiabili, di modo che si possa cambiare la produzione verso beni scambiabili.
Se supponiamo di rimanere nell’euro con una valuta che continua a diventare più forte, gli investitori hanno maggiori rischi perché la rivalutazione della moneta rende per gli altri Paesi il prezzo dei beni più alti e quindi meno piazzabili sul mercato e quindi meno commercializzabili per l’export.
La migliore condizione per un Paese come il Portogallo per uscire dall’Euro è cercare delle condizioni di accordo per l’accettazione da parte degli altri Paesi rispetto a questa scelta.
L’uscita unilaterale non è conveniente, serve un periodo di transizione in cui il libero movimento di capitali è sospeso, per evitare fughe di capitali, in accordo con gli altri Paesi. Evitare una svalutazione eccessiva della nuova valuta, se tutti sanno che deve essere svalutata, è possibile che faccia attivare una situazione di panico.
Margine di fluttuazione del 15% del tasso di cambio della nuova valuta, con eventuale intervento della BCE. Una svalutazione sufficiente sarebbe del 30%-40%, raggiunta progressivamente con una svalutazione del 0.5% -1% al mese.
Serve un accordo da parte della BCE verso le banche portoghesi, la BCE dovrebbe rinnovare questi prestiti per un certo tempo.
E’ un processo rischioso e calcolato per evitare situazioni ancora peggiori, che deve essere affrontato insieme con il resto della Comunità Europea.
Quali sono i partiti politici che si farebbero carico in Portogallo di questo? Se in Portogallo un politico dicesse che si deve uscire dall’Euro, la sua carriera politica sarebbe terminata.
E’ possibile che le istituzioni europee si impegnino a che un Paese esca dalla Zona Euro? E’ molto improbabile, perché avrebbero paura di un effetto a catena. L’esperienza dell’Euro comunque avrà conseguenze sull’economia mondiale.